Fra ricerca scientifica e letteratura

“Parliamo” di staminali, trapianti e donatori.
O meglio, poiché ho letto alcuni articoli riguardanti esperimenti scientifici sui topi che mi hanno fatto accapponare la pelle ho ricercato alcune informazioni. Sempre perché si fa tanto per coltivare l’ignoranza…

Leggendo si impara, o quantomeno si può scoprire qualcosa di nuovo.
Oggi ho scoperto che esistono gli IG Nobel Prize, ossia la parodia del premio Nobel, che viene assegnato alle ricerche più improbabili. Uno dei premi di quest’anno lo ha anche vinto l’Italia. Magari lo hanno anche detto in tv, ma dovrei guardarla per saperlo…

nullBen due IgNobel (gioco di parole fra Nobel e Ignobile) sono stati assegnati invece al Giappone, e quello che mi ha fatto storcere il naso è quello per la Medicina, vinto dal Professor Masanori Niimi.
Gli studi in questione hanno mostrato come topi maschi adulti cui era stato fatto un trapianto di cuore, sono sopravvissuti più a lungo a seconda della musica ascoltata.
Interessante, e forse davvero utile per una maggior indagine sulla relazione fra musica e trapianti anche nell’uomo… ma la mia parte animalista, si chiede: “Perché sottoporre topi sani a trapianto di cuore?” Ah si per la ricerca. Una ricerca che vuole vedere quanto I TOPI resistono dopo il trapianto. Cioè si sa già che l’operazione porterà il roditore a morire, l’unica incognita è in quanto tempo.
Bello. Ora sappiamo che UN TOPO sottoposto a trapianto di cuore sopravvive circa una settimana, ma può arrivare a 27 giorni se ascolta musica classica.
La mia vita dopo ciò è in effetti profondamente cambiata.

Questo fatto mi affascina sempre più e sento che dovrei approfondire le mie conoscenze in tal senso.
L’uomo ha tendenzialmente questo sentimento di superiorità rispetto alle altre specie animali, anzi direi che l’uomo (facendo una generalizzazione), si ritiene fuori dal regno animale… tranne quando si tratta di sperimentare sugli animali.
Allora torniamo ad essere affini e vicini. Allora sì, sperimentare su di noi non va bene (e per carità basta pensare agli esperimenti nazisti), ma sugli animali sì, perché è vero che siamo diversi ma poi non tanto.

Sì. Sono contro la sperimentazione sugli animali. Probabilmente facendo ricerche scoprirò che è necessaria, ma al mio livello di ignoranza attuale mi sembra uno spreco di tempo e soprattutto di vite.

Lasciando i poveri topi morti per farci scoprire che se ascoltano musica classica sopravvivono più a lungo ad un trapianto di cuore di cui non avevano bisogno, passerei invece a un premio Nobel vero.
nullIl Premio Nobel 2012 per la Medicina e Fisiologia è stato infati assegnato a John B. Gurdon e Shinya Yamanaka, per degli studi sulle staminali.
La notizia che ho letto oggi riguardava in realtà degli sviluppi nella ricerca iniziata con le scoperte del professor Yamanaka, che applicata negli esperimenti condotti al CNIO ha portato alla regressione, praticamente allo stato di staminali, di cellule adulte in topi vivi.
Continuo a pensare che non vorrei rinascere topo (ho vaghi ricordi anche di topi fosforescenti).

La ricerca sulle staminali è oggi un tema di primissimo piano per via delle numerose implicazioni mediche, ma in realtà non ho alcuna nozione scientifica su cui basarmi per dire perché.
Ciò che viene principalmente detto in favore della ricerca sull’impiego delle cellule staminali in medicina è legato al loro potenziale. C’è questo sogno che si insegue che vede le cellule staminali come un elemento chiave nella cura e sostituzione di organi malati.

E qui andiamo alla seconda parte delle mie riflessioni quotidiane.
E a un grande SPOILER.
C’è un libro di un “finto autore giapponese” che si lega a questo delicato argomento.
Ma prima di tutto mi scuso per la definizione di finto.
Kazuo Ishiguro è sicuramente un grande scrittore, ma se ci si avvicina a lui pensando a Banana Yoshimoto si è fuori strada. Non solo il genere è diverso, ma anche sostanzialmente la nazionalità. Ishiguro infatti vive in Inghilterra dall’età di 6 anni, scrive in inglese e in definitiva è naturalizzato inglese. Un po’ come quando si parla della Julie Otsuka (lei addirittura è proprio nata negli USA).

Nonostante il romanzo più famoso di Ishiguro sia “Quel che resta del giorno” (The remains of the day), divenuto anche un film con Anthony Hopkins e Emma Thompson nominato per 8 premi Oscar (che non ha vinto, ma in effetti già solo 5 premi li ha persi davanti a Shindler’s List, altro film-mostro sacro), ha scritto numerosi altri romanzi, e quello a cui mi riferisco adesso è “Non lasciarmi” (Never let me go). Da cui in effetti è stato tratto un film che però non ho visto.

INIZIO SPOILER

“Never let me go” parla di una storia d’amore, ma anche di molto altro. E ciò che rendo tutto incredibilmente drammatico è che mette “in scena un’utopia a  rovescio che non vorremmo mai vedere realizzata” (quoto dalla quarta di copertina).
I ragazzi protagonisti sono tutti nati solo per una ragione: essere donatori d’organi.
L’utopia sarebbe questa: un mondo in cui il sogno di essere sani e poter essere sempre curati, porta a creare cloni umani. Cloni che la società non vede come esseri umani, ma come banche d’organi.
Ma la verità resta che anche questi bambini hanno un anima, una vita e dei sentimenti come tutti gli altri esseri viventi.

FINE SPOILER

E’ un romanzo bellissimo, triste, e anche duro. Soprattutto è un romanzo importante perché mette di fronte a una possibilità terribile, ma in linea con quel desiderio di giovinezza, vita, superiorità e perfezione che l’uomo insegue costantemente.
Una lettura che consiglio vivamente, anche a costo di qualche lacrima. (o forse molte)

Un altro libro che andrebbe letto e che non sarebbe esistito in un mondo diverso è quello costituito dai diari di Aya Kito, ragazza giapponese afflitta dall’atassia spinocerebellare (SCA), una malattia rara per cui tutt’ora non esiste una terapia efficace: ciò che la medicina può fare oggi è rallentarne il decorso.
Aya Kito nata nel ’62, iniziò a manifestare i primi sintomi della malattia a 14 anni, e continuò a combatterla fino all’88, anno in cui è morta. I suoi diari, in cui ha annotato pensieri, speranze ed esperienze negli anni della malattia, sono stati pubblicati con il nome Un Litro di Lacrime (Ichi rittoro no namida). Il libro non è pubblicato in Italia, ma ne sono reperibili sia la trasposizione a dorama (11 puntate, 2004), sia quella cinematografica (2005).

La testimonianza di Aya credo sia fondamentale quando si parla di ricerca scientifica per dare una maggiore speranza di vita alle persone afflitte da malattie incurabili.
Dare un senso e una dignità alla vita, sia da sani che da malati si può. La stessa Aya che soffriva pensando che il suo sogno di aiutare gli altri era ormai perso perché lei stessa dipendeva sempre più dall’aiuto altrui, in realtà con i suoi diari ha continuato ad aiutare migliaia di persone, mostrando una possibilità diversa, ben oltre la sua vita.
Su internet si trovano varie traduzioni in inglese, francese tedesco, in parte anche in Italiano, del Diario di Aya, ma esiste anche una pubblicazione in Inglese, acquistabile su Amazon.
Tra l’altro questa edizione include notte della madre e della dottoressa Hiroko Yamamoto, che ha avuto in cura Aya fino alla fine.

In realtà la mia riflessione quotidiana è aperta.E probabilmente si riassume nel classico “Cosa è la vita?” ma soprattutto “Cosa stabilisce, se esite, quanto una vita è importante?”

…. che post serio rispetto a quelli sul kpop….